Celebrazioni in occasione del sessantesimo anniversario
Il 4 novembre 1956 le truppe dell’Armata Rossa invasero Budapest e schiacciarono in pochi giorni la rivolta antisovietica. Per sfuggire alla repressione, migliaia di persone fuggirono dall’Ungheria attraverso l’Austria. 308 profughi raggiunsero il 29 novembre Ravenna: studenti, professionisti, contadini e operai, di età compresa tra i 18 e i 35 anni.
Furono ricevuti in Municipio dal Sindaco Celso Cicognani, dal Prefetto Giulio Scaramucci e dall’Arcivescovo Sante Baldassarri e poi accompagnati nella Colonia di Marina di Ravenna, che era stata attrezzata per ospitarli dal Comitato provinciale della Croce Rossa. Ravenna e Marina mostrarono in quei mesi il loro volto migliore. Enti, imprese e tante persone comuni donarono denaro e beni di prima necessità.
La Capit ricorderà il sessantesimo anniversario di quegli avvenimenti, e in particolare dell’accoglienza offerta ai profughi, con una mostra documentale e fotografica allestita nella Galleria FaroArte di Marina di Ravenna.
L’esposizione, integrata con materiali sulla Rivoluzione del ’56 forniti dal Consolato Ungherese a Bologna, sarà inaugurata sabato 12 novembre alle ore 16:30, con gli interventi del Sindaco di Ravenna Michele de Pascale, del Console ungherese per l’Emilia-Romagna Erzsebet Miliczky e del Presidente dell’Associazione culturale Italo Ungherese in Emilia Romagna Nicola de Girolamo.
Resterà poi aperta fino al 26 novembre nelle giornate di sabato e domenica dalle 17 alle 19.
Dopo l’inaugurazione, alle ore 17,30, nell’Auditorium G. Di Stefano del Centro Civico, avrà luogo la proiezione del film documentario Il portone di piombo, dedicato alle vicende del Cardinale Joszef Mindszetny, primate d’Ungheria. Interverranno alla proiezione l’autore del film Gilberto Martinelli e l’Arcivescovo di Ravenna, Mons. Lorenzo Ghizzoni.
Infine, sabato 26 novembre alle 17, sempre all’Auditorium, il convegno L’accoglienza dei profughi ungheresi nel 1956 con gli interventi del presidente di Capit Pericle Stoppa, dello storico Paolo Cavassini e di un rappresentante del Comitato Provinciale della Croce Rossa di Ravenna