Sabato 3 dicembre, alle ore 17.30, inaugura la personale Mario Nanni, tra pittura e scultura , presso la Galleria FaroArte di Marina di Ravenna.
È una metamorfosi che non abbandona nulla di ciò che è stato quella raccontata dal lungo percorso artistico di Mario Nanni. Un cambiamento che come un vortice avanza inglobando nuove espressioni, per farle scontrare nel suo incessante moto centripeto con quelle suggestioni passate e mai abbandonate. E’ questo confronto che dura ormai da oltre 60 anni che Capit intende esplorare alla Galleria FaroArte con la personale dedicata all’artista bolognese giunto alla soglia dei 94 anni. “Mario Nanni: tra pittura
e scultura” è il titolo dell’esposizione che dal 3 dicembre al 15 gennaio 2017 porterà a Marina di Ravenna una selezione di opere che ripercorre i tratti salienti della produzione realizzata tra gli anni ’60 e la fine degli anni ’80. Il balzo indietro nel tempo è d’obbligo per cogliere l’occhio di questo vortice, e porta sotto le torri del capoluogo felsineo di metà anni ‘50. È la Bologna che vive l’entusiasmo degli “Ultimi naturalisti” di Francesco Arcangeli, del Morlotti lombardo, Romiti, Mandelli, ai quali il critico attribuisce uno sguardo proiettato oltralpe, tale da inaugurare una sorta di movimento informale padano.
Nanni parte dalle colline senesi di Castellina in Chianti e arriva in Emilia nel pieno di questo fervore. Si lascia alle spalle i primi anni di pittura realista, abbracciando un informale più freddo e corposo: sono “figure”, “resti”, “nuclei”, come li chiama lui, che assumono le sembianze di grosse larve materiche, impronte che hanno lasciato solchi e crateri su tavole dipinte. È un materismo che diventa via via più corposo, stratificato, fino a inglobare elementi ancora più solidi che emergono, fuoriescono, penzolano fin quasi al distacco dal supporto. Ancora una metamorfosi, il quadro diventa bassorilievo. È negli anni ’60 che Nanni cambia sguardo. La pittura subisce una nuova svolta, non solo bidimensionale, ma in chiave geometrica, recuperando certe suggestioni metafisiche che rimandano a De Chirico. Il fascino
per la tecnologia sbaraglia le influenze della Pop Art e inaugura una stagione fatta di squadre, righe, cerchi che quasi vanno a costruire progetti impossibili o che danno vita a sculture robotiche nelle quali rapporti, proporzioni tracciate da vettori ortogonali non dimenticano gli elementi materici degli anni precedenti. Sulla fine del decennio, in concomitanza con le contestazioni studentesche e la messa in discussione del ruolo dell’opera d’arte, nascono i “Giochi del malessere”, interventi ambientali che riempiono stanze o pareti intere, di pari passo con le mappe e le carte topografiche alterate sia da geometrie che da incursioni naturalistiche. Le battezza “Geografie dell’attenzione”, percorsi che paradossalmente non conducono a nulla se non allo smarrimento. Sono lavori che portano invece Nanni a una nuova evoluzione; i tragitti cartografici mutano nei grovigli della serie “Mitico computer”, dove la razionalità del codice binario subisce l’isteria delle sue stesse parti meccaniche, che s’intrecciano in un
disordine matematico. A rappresentare il periodo successivo, la Galleria FaroArte accoglie anche
un ciclo di disegni realizzati nel ’69 per l’opera “Automisurazione psicologica”. Ma sono le 50 tempere
esposte in mostra – di cui 20 di grande formato – a testimoniare il percorso artistico a ritroso. I lavori, realizzati nei primi anni ’80, documentano le fasi di ricerca dell’artista, comprese le “Solidificazioni” realizzate nello stesso periodo. E proprio fra quelle strutture minimaliste macchiate dalle ricorrenti incursioni materiche, sono stati scelti alcuni monoliti, in un formato ridotto rispetto quelli selezionati per la sala della Biennale di Venezia del 1984.
Chiude questo viaggio fra presente e passato un ciclo di opere più recenti, parte de “I giochi della metamorfosi”, ultima espressione di un mutare che continua imperterrito senza mai perdere la memoria.
Orari di visita: sabato, domenica e festivi, dalle ore 17:00 alle 19:00